Grazie Ambasciatore Neiva Tavares per l’invito ad essere qui oggi per la presentazione di questo libro.
Come membro di Governo – ma prima di tutto come cittadino italiano – non posso non ricordare – e ringraziare – lo sforzo che il Brasile ha fato nell’ inviare in Italia 25 mila soldati della Força Expedicionária Brasileira – la FEB – in quegli anni così difficili della nostra storia. Con i suoi 2500 morti, il Brasile ha dato senz’altro un contributo importante ala liberazione di una zona cruciale dal punto di vista militare. Si può dire che non si è trattato affato di un contributo simbolico.
Nel luglio del 1944, con la FEB arrivarono in Italia anche nomi che più tardi hanno avuto un ruolo importante in Brasile, come il grande intellettuale e economista Celso (Selso) Furtado, e la brillante scrittrice Clarisse Lispector. Sin dal settembre dello stesso anno i soldati brasiliani hanno partecipato a operazioni militari che man mano hanno aperto la strada per il passagio degli anglo-americani attraverso gli Appennini, verso il Nordest. Come ha ricordato l’Ambasciatore, a Massarosa, al Monte Prano, nella valle del Serchio, a Camaiore, Collecchio, Castelnuovo di Vergata e a Monte Castello, i brasiliani hanno dovuto affontare temperature poco clementi, di meno 20 gradi, e I’hanno fatto con coraggio e dedizione. Era il Brasile di Getulio Vargas, dell’Estado Novo, un’era che poi finisce nel’45. Quel Brasile ha dato il suo contributo alla costruzione della nostra Repubblica democratica e plurale. Questa è una pagina della storia dei due Paesi che non deve essere dimenticata.
Per finare vorrei ricordare che anche I’Italia ha dato il suo contributo alla costruzione di un Brasile nuovo e democratico, ospitando molti cittadini brasiliani esuli durante il regime militare che ha governato il Brasile per oltre 20 anni. E’ di pochi giorni fa la notizia che la magistratura italiana ha rinviato a giudizio i militari coinvolti in vari Paesi latinoamericani nell’operazione Condor, atta a reprimere il dissenso politico.
Oggi, in un modo ancora minacciato da instabilità e guerre, I’Italia – Presidente di turno dell’Unione europea, una realtà nella quale abbiamo avuto un ruolo da protagonisti sin dall’inizio e che oggi rappresenta la più grande area di pace e democrazia al mondo – spera vivamente di poter contare ancora sul Brasile, un leader naturale, gigante pela própria natureza (come dice I’inno nazionale), un Paese che esercita la democrazia del voto popolare peraltro proprio in questi giorni, ancora una volta, con passione e con quella vitalità tipica dei brasiliani, ecco, quel Paese che nel lontano 44 ha saputo assumersi le proprie responsabilità nello scenario internazionale.